Gay & Bisex

Arkadash


di Membro VIP di Annunci69.it matupas
05.12.2021    |    1.371    |    0 8.7
"Vado avanti verso il camion , devo passarci per forza, non è voluta la cosa, lui dal finestrino mi guarda e accennando un sorriso mi saluta con la mano..."
All'età di 17 anni, lasciai il quartiere dove abitavamo. Dovetti lasciare anche la città a causa del trasferimento di mio padre per motivi di lavoro. Salutai amici di quartiere e di scuola, con un po di rimpianto, perchè lasciavo un posto dove mi sentivo sicuro e amato, soprattutto dai ragazzi e gli uomini che frequentavo per farmi scopare. dissi addio a Ugo ed al Bulletto ( leggere i racconti precedenti) , anche se 2 - 3 volte l' anno, tornavamo nel vecchio quartiere a far visita a parenti che abitavano anche loro li.
e fu una di quelle volte che rincontrai il Bulletto che intanto si era anche sposato. Ma veniamo alla nuova città dove ci trasferimmo.
Città di mare, un porto per pescatori ma anche un importante porto commerciale dove attraccavano navi da tutto il mondo.

Noi abitavano non distanti dal porto commerciale, mio padre lavorava li, per arrivarci bastava fare 15 minuti a piedi, una bella passeggiata sul lungomare prima di arrivarci.
c'era anche un piccolo parco con panchine e giostre per i bambini, ed era piacevole a volte fermarsi li soprattutto d'estate, con la brezza marina si stava al fresco della calura.

dopo una settimana, passata a conoscere l'ambiente, la scuola ed i nuovi compagni di classe, un giorno mio padre volle portarmi con se per farmi conoscere il nuovo ufficio e presentarmi i colleghi.
Una premessa va fatta scusate. Ero figlio unico di padre single, dopo la separazione con mia madre, uno dei motivi per cui ci trasferimmo ed io decisi di seguire mio padre.

Dicevo che mi portò in ufficio, per arrivarci una volta scesi di macchina al parcheggio all'ingresso del porto, ci incamminammo a piedi lungo un percorso pieno di camion e furgoni che sostavano in attesa di caricare o scaricare merci.
Non potei non notare il via vai di maschioni e maschietti che fuori e dentro i camion a dorso nudo, erano li in giro, il caldo era pazzesco ,ed alcuni si versavano bottiglie d'acqua sulla testa facendola colare poi sulle spalle e sul petto.
Che visione meravigliosa per i miei occhi, non potei che fantasticare subito a quelle visioni di nudo bagnato e a quei corpi a volte scultorei ma anche no che mi si presentavano davanti.

Riuscii a stento a stare al passo con mio padre, troppe volte rallentavo per guardarmi meglio intorno, tanto che mio padre mi urlò di affrettarmi.
Arrivati in ufficio, neanche ricordo cosa accadde, ma le solite presentazioni i complimenti dei colleghi, le segretarie che mi facevano i sorrisetti....bhe era arrivato il capo, e tutti scattarono in piedi. Io non vedevo l'ora di andar via per rivedere lo spettacolo di prima.

Dopo un paio d'ore finalmente mio padre mi dice che devo tornare da solo che lui si fermava in ufficio. Wuauuu che fortuna, posso andarmene in giro e magari guardarmi bene intorno, e chissà che non succeda qualcosa di intrigante. esco vado giù dalle scale, l'ascensore era troppo piccolo e caldo, vado volentieri giù per le scale.
Quando esco mi assale la calura di giugno.....rientro dentro per assaporare ancora il fresco dell'aria condizionata, ma senza girarmi, faccio solo due passi indietro, finisco addosso ad un tipo che stava uscendo.
Un ragazzone alto e in canottiera che afferrandomi al volo mi evita di cadere in terra. mi giro e chiedendo scusa, vedo che al mio parlare non risponde...è evidentemente straniero, mi fa cenno con le mani che va tutto bene ed esce.

Lo guardo andar via e provo una sensazione che mi sale per tutta la schiena, mi tocco e sono tutto bagnato dal suo sudore....annuso le mani e sento quell'odore acre di maschi sudato che in quel caso non mi ha per nulla disgustato, anzi mi faceva ancora sentire le sue braccia intorno a me, ed è stato molto eccitante pensarlo dietro di me in una situazione che chiunque qui potrà capire.

Nel tornare a casa una volta uscito dal grande cancello principale, noto il ragazzone che sale su un camion fuori dal porto, e farfugliando qualcosa con un suo collega, agitava le braccia come incazzato di qualcosa che era successa in ufficio. Vado avanti verso il camion ,devo passarci per forza, non è voluta la cosa, lui dal finestrino mi guarda e accennando un sorriso mi saluta con la mano. Io ricambio e vado via pensando che forse avrei dovuto fermarmi per offrirgli qualcosa al bar in segno di riconoscimento per l'accaduto di prima , ma poi tiro dritto a casa a farmi una bella doccia.

segue
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